Dimmi che giacca da cuoco indossi e ti dirò chi sei

La giacca da cuoco è il biglietto da visita di una cucina

Quando si dice che l’abito non fa il monaco non tutte le volte si ha ragione, soprattutto ai nostri tempi dove l’abbigliamento è uno dei principali punti di riconoscimento di un individuo. Da ciò che una persona indossa si può capire la personalità della stessa, il carattere e – in ambito lavorativo – il livello di professionalità. Ecco perché per uno chef degno di tale titolo la giacca da cuoco diventa un capo di abbigliamento importante, la cui scelta deve essere fatta in modo attento ed oculato. Essa deve rispecchiare non solo la personalità del capo della cucina, ma anche l’ambiente in cui questi lavora. Ecco perché sempre più spesso le divise da lavoro del personale del settore ristorativo, e, in primis, quella di un cuoco sono sempre più personalizzate e riportano sulla parte sinistra del petto o lo stemma del locale o il nome dello chef: una sorta di gagliardetto di cui andare fieri e per il quale sentirsi onorati.

Di quale colore devono essere le giacche da cuoco?

Fino a qualche anno fa eravamo abituati ad associare alla giacca da cuoco solo ed esclusivamente il colore bianco. Questa scelta, probabilmente, è stata una delle opzioni più gettonate del passato poiché il bianco nell’immaginario collettivo da la possibilità di valutare molto bene la pulizia dello chef. La ragione storica potrebbe essere invece legata più ad una questione di prezzo (la stoffa bianca costava meno di quella colorata) o di utilità (i capi colorati tendono a stingersi se subiscono numerosi lavaggi). Anche i pantaloni a quadretti, utilizzati perché nascondono bene le macchie, sono stati quasi del tutto sorpassati, soprattutto nei locali di medio e alto livello. Oggi, dunque, lo chef ha una possibilità di scelta molto più ampia rispetto a quanto potevano permettersi i suoi predecessori e può spaziare non solo fra una varietà maggiore di tonalità di colore (azzardando addirittura al nero “Armani” che oggi pare essere molto di tendenza fra i cuochi stellati), ma anche fra le giacche da cuoco, sul sito beautystreet.it trovi diverse forme e fattezze differenti. E se il foulard al collo che si usava quasi un secolo fa per asciugare il sudore oggi è del tutto fuori moda, i cappelli da chef si sono invece trasformati in veri e propri accessori che vengono portati con orgoglio e fierezza.

Quale è il materiale migliore per le giacche da cuoco?

Se l’occhio vuole la sua parte, anche il corpo ha le sue fondamentali necessità. Una giacca da cuoco deve essere, dunque, bella ed elegante ma anche comoda e sicura. Quando parliamo di comfort intendiamo che la giacca da cuoco debba rappresentare per chi la indossa quasi una seconda pelle, per non diventare ingombrante e fastidiosa durante le lunghe ed impegnative ore di lavoro. Inoltre, deve essere leggera e traspirante dato che davanti ai fornelli le temperature toccano soglie piuttosto alte. Ecco perché la scelta del tessuto ricade quasi sempre sul cotone o sul poliestere. Infine, ma non da ultimo, la giacca da cuoco deve essere realizzata con materiali che garantiscano ai cuochi di non subire eventuali danni dal contatto accidentale con oggetti molto caldi, che assicurino una corretta areazione alla pelle, che siano facilmente lavabili e stirabili e che presentino bottoni facilmente estraibili.

Fortunatamente le attuali aziende produttrici di giacche da lavoro tengono in considerazione tutti i punti fondamentali sopraccitati e cercano di realizzare abiti professionali molto apprezzati sia dal punto di vista della funzionalità che dell’eleganza, facendo estremamente felici gli chef dei nostri giorni.