L’AUTOSUGGEST È UNO STRUMENTO DI WEBMARKETING?

Immagino che tutti almeno una volta abbiano fatto una ricerca su Google e si siano soffermati a leggere i suggerimenti che vengono dati man mano che is digita quello che si sta cercando.

Quello è l’autosuggest o, in italiano, completamento automatico, o auto completamento, che non è nient’altro che una lista delle frasi o parole chiave più ricercate su Google che coincidono con quello che stai scrivendo

È provato che circa il 25% degli utenti clicca su uno dei suggerimenti che vengono dati; perciò, chi sta cercando un dentista a Milano e fra i primi suggerimenti vedrà “dentista Milano Mario Rossi” sarà tentato dal cliccarci sopra, almeno 1 su 4.

Il che si traduce in un aumento dei contatti del 25% per il sito e un aumento di clienti di conseguenza.

Fin dai primi anni della SEO si è cercato di manipolare l’auto completamento per spingere gli utenti a cliccare sul “dentista Milano Mario Rossi”; all’inizio si utilizzavano dei software che cercavano automaticamente migliaia di volte al mese il “dentista Milano Mario Rossi” così da spingere Google ad inserirlo fra i suggerimenti perché aveva un alto numero di ricerche mensili.

Ma Google ha preso subito delle contromisure, bannando gli utenti che effettuavano troppe ricerche uguali dallo stesso IP, ovvero dallo stesso indirizzo digitale.

Al che si iniziarono ad usare dei software che cambiavano continuamente DNS, il punto di accesso ala rete e anche VPN ovvero un software che cambia la locazione dell’utente in modo da far credere a Google che effettivamente tutte quelle ricerche erano fatte da persone diverse.

Ma Google è riuscito a scoprire anche questo sistema, perché comunque un software ha un atteggiamento sul web differente da un umano. L’algoritmo di Google utilizza molti parametri per capire se sei un umano o un bot, ovvero un software e pare sia molto bravo ad individuarli

Inoltre, in tutti questi anni l’algoritmo di Google è diventato sempre più complesso e sempre più difficile da aggirare.

In questi anni si sono sviluppati tanti espedienti più o meno leciti per cercare di migliorare il rendimento di un sito su internet; alcuni son black hat SEO ovvero comportamenti che Google non approva, e altri White Hat SEO ovvero espedienti che Google ritiene leciti e perciò non penalizza.

Manipolare l’autosuggest può entrare in entrami i settori, dipende da come si fa.

Ultimamente si è passati all’utilizzo dei micro workers, ovvero quel sottofondo di operai del web che compiono migliaia di azioni ripetitive al giorno per pochi centesimi a clic; in sostanza si assumono dei micro workers per fare quelle ricerche che prima si facevano fare al software.

Per controllare che effettivamente facciano quello per cui sono pagati, ovvero fare delle ricerche e cliccare, sono però controllati da un software che – pare – lasci dei segnali che l’algoritmo di Google potrebbe riuscire a identificare.

Dunque, ci sono ancora molte discussioni al riguardo nell’ambiente, e Google – per bocca degli ingegnerei che si occupano dell’algoritmo – chiaramente non si pronuncia, se non chiarendo che manipolare in modo innaturale una ricerca e perciò l’autosuggest non è ben visto

Ma ci sono comunque delle aziende statunitensi che offrono il servizio ed effettivamente chi l’ha utilizzato conferma che i contatti sul sito ed e i clienti aumentano progressivamente, dopo circa due mesi dall’inizio del servizio.

In Italia nessuno lo fa ancora a livello locale, l’unica agenzia web che per ora ha sviluppato un sistema per manipolare l’autosuggest in un modo considerato accettabile da Google e che non comporta alcun rischio di ban, ovvero di penalizzazione, è l’agenzia SEO laQuadra di Torino.

Hanno iniziato da poco e lo fanno solo per alcuni clienti, l’obiettivo è farlo per un solo cliente per settore merceologico e lo stanno facendo senza fare troppo pubblicità utilizzando soprattutto il passaparola, perché come si dice, meno se ne parla e meglio è!